Lettera Aperta agli Elettori

Lettera agli elettori in vista delle elezioni regionali del 31 maggio 2015

Domenica 31 maggio gli elettori veneti ritroveranno nelle schede elettorali il simbolo che rappresenta il Movimento per l’Unione Nord Est.
Queste righe,vogliono difendere un principio: quello del primato della Politica intesa come caposaldo della democrazia, come concretizzazione delle istanze che vengono dalla base della nostra società, qualsiasi esse siano. E proprio a questo inderogabile principio il Movimento per l’Unione Nord Est si ispira nel rispetto di chi, condividendo le nostre idee, ci ha dato fiducia e la forza necessaria per accedere alla competizione elettorale.
Hanno contribuito alla concretizzazione del Movimento anche alcuni primi cittadini che riconoscono nell’Unione un utile strumento per far progredire le ragioni loro e di altri sindaci del Nord Est che stanno lavorando insieme, per quanto possibile svincolati dai loro apparati di partito, nella direzione di un comune obiettivo. L’Unione Nord Est vuole dare ad essi ulteriori stimoli, ponendosi in un duplice ruolo: di struttura politica organizzata, pronta a dar voce a chi si riconosce nel nostro progetto politico teso verso un federalismo necessario e possibile e di interlocutore attivo nei processi di formazione delle proposte inerenti un nuovo assetto istituzionale.
Legittimo è, comunque, il desiderio di conoscere le idee dalle quali il Movimento prende le mosse, idee che già si manifestavano nel documento introduttivo alla Proposta di Legge Statale di istituzione della Regione “Triveneto”, presentata il 4 marzo 1996 presso il Consiglio Regionale Veneto dal Consigliere Regionale BERTASO Adriano.
I principi che devono essere alla base di una revisione costituzionale di ispirazione federalista sono quelli della responsabilità, della trasparenza, dell’efficienza, della solidarietà e della sussidiarietà.
Un federalismo non ideologico, ma soluzione possibile e probabile per i problemi di questa Italia che, evolvendosi nelle dinamiche socio-economiche, tende sempre più ad allargare la forbice fra Nord e Sud, rischiando così di far saltare quegli sgangherati equilibri che ancora la tengono insieme.
Un federalismo possibile, dicevamo, che diventa una strada percorribile per sanare i più gravi squilibri del paese: una soluzione istituzionale vantaggiosa tanto per le regioni del Centro-Nord quanto per il Sud a patto però che tutti i soggetti investiti di nuove ed importanti responsabilità si rendano disponibili e soprattutto capaci di gestire autonomamente il territorio che rappresentano. Ma il federalismo che vogliamo per l’Italia deve essere anche unitario e solidale.
Unitario perché la ricostruzione dello Stato e di una credibilità internazionale si concretizza nel perseguimento degli interessi generali attraverso nuovi meccanismi istituzionali che permettano più ampie autonomie a ciascun livello di governo ed un maggiore coinvolgimento dei poteri locali nelle scelte nazionali: una sinergia fra Stato federale, Regioni ed Enti locali.
Solidale perché occorre garantire a tutti i diritti essenziali della cittadinanza, ma anche perché uno Stato federale può prosperare solo se i divari territoriali non sono incolmabili. Attenzione però: il principio di solidarietà diventa azione concreta in un sistema federale quando non indebolisce il principio di responsabilità. Le perequazioni a favore delle Regioni meno sviluppate devono assumere la caratteristica di fungere da stimolo alla responsabilità fiscale e non devono compensare carenze di gettito dovute a cattiva amministrazione né devono indebolire l’azione incentivante diretta dei governi regionali a far crescere e prosperare le imprese insistenti sul territorio.
Un federalismo unitario nasce e prospera su degli equilibri imprescindibili. Fra Regioni e Regioni, fra Regioni e Stato federale, fra Regioni italiane e Regioni europee. Si pongono qui alcuni punti sui quali dibattere.
Per primo il problema della dimensione delle Regioni italiane e dei criteri che stanno alla base di una loro riorganizzazione.
La nuova Regione deve inoltre tendere all’autonomia finanziaria e rappresentare un credibile progetto per lo sviluppo, abbandonando le vecchie logiche di trasferimento delle risorse ed ipotizzando nuove dimensioni regionali coerenti con la nuova geografia economica del paese. L’obiettivo di raggiungere od avvicinarsi almeno all’autosufficienza finanziaria comporta naturalmente una sostanziale revisione dei meccanismi di prelievo fiscale, nella direzione di un’ampia autonomia impositiva.
Non bisogna poi dimenticare le innovazioni introdotte dalla legge 142 che individua i soggetti metropolitani e le problematiche inerenti l’evoluzione delle città, le questioni relative alla relazione ed all’integrazione fra i vari livelli dei governi locali, le esigenze di collaborazione fra le grandi aree metropolitane.
Sentiamo quindi la necessità che una rivisitazione della dimensione territoriale delle regioni attualmente previste dalla Costituzione deve essere concretamente al centro del dibattito tra le forze politiche coinvolgendo nella discussione l’opinione pubblica. E’ assolutamente necessario, a nostro avviso, maturare la consapevolezza che la ridiscussione delle dimensioni territoriali, costringendo tutti a fare i conti con più ampi interessi e nuove realtà, con nuove risorse, rende plausibile il processo di ridefinizione dello Stato in chiave federalista ed offre la possibilità di una riorganizzazione funzionale ed operativa delle strutture amministrative e delle politiche di sostegno ed incentivo allo sviluppo economico.
La novità sostanziale che ci differenzia dagli altri risiede in un fatto semplice ed importante: la filosofia politica del nostro movimento è riproducibile e condivisibile in ogni parte del Paese. Chiunque si riconosca nel nostro progetto è legittimato a portarlo avanti in ogni attuale regione ed in questo senso ci stiamo adoperando, rifiutando a priori l’ipotesi secessionista, paradossale, disastrosa ed anacronistica. Non minacciamo nessuno e nulla, ma sentiamo la viva responsabilità di rappresentare la gente comune, i lavoratori, i disoccupati, gli studenti, le casalinghe, i pensionati, i nostri piccoli e medi imprenditori, dando a tutti loro per primi la possibilità di candidarsi nelle nostre liste, o meglio, nelle loro liste.
Di questo vogliamo farci interpreti lavorando affinché l’Italia possa uscire dalle secche del malgoverno e del parassitismo, perché il Nord Est possa finalmente essere una Regione autonoma e svilupparsi in armonia con le dinamiche economiche europee, perché il Veneto sia in grado di offrire ai suoi cittadini la certezza e la libertà dell’iniziativa d’impresa, la piena occupazione, un federalismo fiscale necessario, servizi sempre più all’avanguardia ed efficienti.
E non ci fermeremo certo qui.
Il Segretario politico di Unione NordEst
(Adriano Bertaso)
1) L’Unione Nord-Est nasce per concretizzare un progetto politico: un Federalismo possibile al servizio del cittadino e del territorio basato sulla riorganizzazione dello Stato in aree culturalmente ed economicamente compatibili, all’interno delle quali perfezionare la redistribuzione delle autonomie nel rispetto delle peculiarità dei territori. Una di queste è il Nord-Est. Il modello è quello delle 12 macroregioni suggerito dagli studi della Fondazione Agnelli.
2) L’Unione Nord-Est si pone nei confronti delle strutture politiche organizzate nel Veneto, nel Friuli Venezia Giulia e nel Trentino Alto Adige, in un duplice ruolo: a) di struttura politica organizzata, pronta a dar voce e spazio a chi voglia impegnarsi in prima persona e si riconosca nel nostro progetto, b) di interlocutore attivo nei processi di formazione delle proposte di ispirazione autonomista, volte al raggiungimento di un nuovo assetto istituzione-territorio.
3) L’Unione Nord-Est vuole fare da apripista, portare avanti un progetto pilota esportabile in tutta Italia ed è questa la differenza fondamentale tra noi e chi minaccia un’inaccettabile secessione.
4) L’Unione Nord-Est crede che il futuro della nuova Europa sia quello di un “policentrismo coordinato” in cui sia forte l’autodeterminazione dei popoli.
5) L’Unione Nord-Est è convinta che il trasferimento delle competenze amministrative ai poteri locali obblighi i politici ad un maggior senso di responsabilità ed efficienza e renda i procedimenti più trasparenti.
6) L’Unione Nord-Est afferma che solo con il nuovo disegno regionale in 12 entità si possono risparmiare annualmente più di 13.000 milioni di Euro. Dove si accorpano 2 o più regioni ci sono notevoli risparmi derivanti dall’estensione degli effetti di economie di scala.(Il costo di un servizio diminuisce se gli utenti aumentano)
7) L’Unione Nord-Est crede che la nuova Macroregione debba tendere all’autonomia finanziaria, abbandonando le vecchie logiche di trasferimento delle risorse. Per fare ciò si deve naturalmente rivedere il meccanismo del prelievo fiscale in direzione di un’ampia autonomia impositiva. Ciò non toglie che si debba essere solidali con le entità territoriali svantaggiate in quanto lo Stato Federale prospera quando i divari non sono incolmabili.
8) L’Unione Nord-Est propone una solidarietà non assistenziale, ma che rafforzi il principio di responsabilità. Il sostegno deve essere uno stimolo alla crescita e non colmare carenze di gettito dovute a cattiva amministrazione.
9) L’Unione Nord-Est è concreta. Ha promosso una serie di progetti di Legge a tutela del diritto delle amministrazioni periferiche di avere voce in capitolo nella formazione degli atti del governo del territorio. Ha proposto una modifica costituzionale affinché sia riconosciuto il diritto dei cittadini di riunirsi amministrativamente in Regioni, Province e Comuni diversi da quelli attuali.
10) L’Unione Nord-Est vuole essere semplice e chiara nella sua proposta. Un nome per un programma, un’alternativa che ora c’è.

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